domenica 2 maggio 2010

VILLA PASTA a Blevio

La villa prende nome da una delle più celebri cantanti liriche di tutto Ottocento: Giuditta Pasta, per la quale Bellini scrisse la Sonnambula. Dopo aver acquistato la Roda, la fece ricostruire dallo zio, l'architetto Filippo Ferranti che ne fece una tipica villa neo-classica dei primi decenni dell'Ottocento. L'edificio padronale e le due depandance furono collegate tra loro da un'insieme di viali che si snodano entro un giardino idilliaco ornato di grotta artificiale, statue di busti di cantanti e il grottino delle muse. Questi erano i luoghi in cui Giuditta cercava riposo volendo che fossero simili a quelli in cui trovò la gloria ovvero La Scala di Milano. Purtroppo questi luoghi sono oggi pressochè scomparsi. Solo una delle depandance è rimasta intatta oltre che parte dell'antico parco. Al suo posto sorge villa Roccabruna.

VILLA MARGHERITA RICORDI a Griante

Ed ecco la villa che diede ispirazione a Giuseppe Verdi per scrivere le arie della sua Traviata: villa Margherita commissionata nel 1853 dall'editore milanese Giulio Ricordi, ancora oggi villa privata. Le sculture raffiguranti la Musica e la Poesia, la grande sala ad emiciclo affacciata sul giardino rammentano l'amore per le arti che sempre ha caratterizzato la storia della villa. Il giardino mantiene le caratteristiche dell'ottocento con le sue piante rare, le azalee, i rododendri e le rose. Il fascino di questa dimora è visibile dagli amanti delle arti di tutti i tempi tanto che si rammentano le leggendarie "serate divine", quando l'armonia dell'arte umana e le bellezze della natura attiravano chiunque passasse di lì.

VILLA CARLOTTA a Tremezzo

Ai confini tra Tremezzo e Cadenabbia si estende il grande complesso di villa Carlotta, comprendente l'abitazione, la cappella e il giardino. Fu eretta per volontà del marchese Giorgio II intorno al 1690 con lo scopo di esaltare la sua origine comasca, la recente nobilitazione e le grandi disponibilità finanziarie. Nonostante ciò nel 1801 la villa venne ceduta a Giovanni Battista Sommariva. Questo per prendersi una rivincita sociale dallo scacco ricevuto da Francesco Melzi ( vedi Villa Melzi), diventato al posto suo vicepresidente della Repubblica italana, decide di diventare collezzionista d'arte trasformando la villa in un vero e proprio museo di opere antiche  e moderne tra cui alcune statue del Canova. La terza dinastia che ne divenne proprietaria, i Sassonia Manningen, attribuirono alla villa funzioni di villeggiatura in particolare della figlia Carlotta (1831-1855) che però morirà a soli 23 anni. Alla fine della prima guerra mondiali, come tutti ibeni dei nemici su territorio nazionale, la villa venne gestita da un curatore fino a diventare un Ente. Oggi il giardino è di gran pregio atristico e architettonico: sono presenti oltre 150 varietà d'azalee ma anche camelie, cedri, sequoie secolari e platani.

VILLA MELZI a Bellagio

Ecco una della più celebrate ville del lago: villa Melzi. Committente dell'intero complesso fu il duca di Lodi Francesco Melzi d'Eril, nominato da Napoleone vicepresidente della Repubblica italiana dal 1801 al 1803. Grande complesso visto che ne fanno parte la casa padronale, la cappella di famiglia, l'edificio adibito a museo e il vasto parco. Quest'ultimo merita un attenzione particolare vista la molteplicità di specie floreali e i reperti archeologici ivi presenti fra cui cimeli egiziani e romani raccolti durante la campagne napoleoniche. Nel parco è inoltre sistemata la statua di Dante Alighieri condotto per mano da Beatrice. La facciata della villa, semplice e regolare, è arricchita da una scalinata a doppia rampa e da quattro leoni di stile egizio rispettando lo stile d'inizio Ottocento. Abitata tutt'ora dagli eredi è stata proclamata monumento nazionale.

VILLA BALBIANELLO a Lenno

Affacciata sulla sponda occidentale del lago di Como, villa Balbianello sorge su un promontorio boscoso, quasi una piccola penisola nelle acque lariane. Il cardinale Angelo Maria Durini edificò il complesso acquistando dal conte Gianbattista Giovio i resti di un convento francescano del XIII sec. Il prelato era un amante di lettere ed arti e riconobbe in questo splendido angolo il contesto ideale per il proprio cenacolo letterario. Il portico sovrastante il porticciolo accoglie gli ospiti con il motto "fay ce que voudrais" ("fa ciò che vuoi") e offre a loro un suggestivo e previlegiato ingresso alla casa. La splendida loggia che corona l'edificio principale dall'alto del promontorio è la vera invenzione architettonica del Balbianello. Costruita da due locali separati di arcate rivestite dal ficus repens, sapientemente potato, permette di ammirare contemporaneamente due passaggi lacustri opposti: da una parte la Tremezzina, vero cuore del Lario, dall'altra il bacino verso l'isola Comacina. Due ampie stanze affiancano la loggia, una è la biblioteca e l'altra è la sala della musica. Gli arredi del corpo padronale vennero sostituiti alla morte del cardinale quando la villa passò al nipote Luigi Porro Lambertenghi e poi a Giuseppe Arcanati Visconti con il quale la residenza tornò ad animarsi divenendo un importante salotto estivo frequentato dal Berchet, dal Giusti e perfino da Alessandro Manzoni. Nel '900 passò all'americano Butter Ames e all'imprenditore milanese Guido Montino che si dedicò al restauro non solo degli edifici ma anche del giardino. Un curatissimo viale conduce dal sagrato della piccola chiesa fino alla sommità del promontorio. Grandi platani potati "a candelabro", alternati a statue e giardini che si snodano tra tappeti erbosi delimitati da siepi. La conformazione geologica del terreno ostacolò la formazione sia di un giardino "all'italiana" che un parco romantico "all'inglese". Balbianello rappresentò quindi un vero e proprio unicum, un mondo a sè, il cui fascino è accentuato dalla perfetta fusione con il paesaggio lacustre.